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Sexy secondo algoritmo: la nuova estetica creata da chi ci osserva

by Simone Renzi / Giugno 6, 2025
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Questa donna non esiste. Eppure non riesci a smettere di guardarla.

Questo sarà un articolo poco tecnico, per chi si avvicina o vuole sapere qualcosa di più sull’intelligenza artificiale. Nel giro di pochi anni l’AI ha imparato a generare immagini di donne talmente realistiche, seducenti e perfettamente composte da confondersi con modelle vere. Ma come fa una macchina, priva di emozioni, desideri o esperienza sensoriale, a capire cosa significa ‘essere sexy’ al punto da generare effettivamente un’immagine che evochi questo status?

La risposta è nei dati

L’AI non desidera… Calcola; e per farlo ha visto milioni di immagini, dai ritratti rinascimentali ai selfie su Instagram, dalle copertine dei primi Playboy alle fotografie di moda. Ogni curva, ogni posa, ogni sguardo, sono stati scomposti in vettori, metriche, pesi e correlazioni statistiche. Quando chiedi all’AI di creare una foto di una donna sexy, l’algoritmo non inventa nulla, si limita unicamente a ricomporre il desiderio medio globale.

La foto che otteniamo è pertanto una media di tratti, proporzioni fisiche, grandezza di seno, trucco, ecc. che rientrano nella media del desiderio medio delle persone nel mondo.

Questo ovviamente solleva un problema di natura filologica…

Chi decide cose è sexy e cosa no?

La bellezza è soggettiva quanti di voi non hanno mai sentito questa frase? La si dice talmente tante volte che ormai la si ritiene lapalissiana, vera a prescindere.

Io non sono d’accordo! Perché se la bellezza fosse davvero soggettiva, allora dovremmo accettare anche l’idea che una persona universalmente riconosciuta bella possa essere definita brutta. E invece no. Esistono dei limiti, anche alla soggettività.

Prendiamo la nostra Monica Bellucci all’apice della sua bellezza

Monica Bellucci

Se la bellezza fosse soggettiva ciò significherebbe che nel mondo dovrebbe esistere qualcuno capace di ritenere che alla Bellucci gli si possa dare l’appellativo di “Brutta”.

Comprendo che possano esserci persone che, vuoi per preferenze personali, vuoi per antipatie, possano preferire altri tipi di bellezza. C’è chi può preferire una bionda, c’è chi può preferire un seno più piccolo o ancora più grande, ma definire come “Brutta” la Bellucci può essere solo segno di invidia (se pronunciato da donne) o di antipatia (se pronunciato da maschi) ma in realtà entrambi sanno che Monica Bellucci è tutt’altro che brutta.

Con questo ragionamento ne ricavo che la soggettività dell’estetica esiste con alcuni limiti. Abbiamo portato l’esempio della Bellucci ma avremmo potuto parlare di Angelina Jolie, di Cindy Crawford, di Naomi Campbell, di Charlize Theron, come per altri punti di riferimento estetici maschili come Gabriel Garko, Paul Newman, Alain Delon, Henry Cavill, ecc. ecc. L’estetica vera è secondo me qualcosa di oggettivo: il “bello” è bello per definizione.

C’è poi anche una ragione statistica… Se il 99% della popolazione mondiale identifica in una persona il senso estetico, allora si può dire che quella persona conserva delle caratteristiche estetiche oggettive.

La bellezza secondo l’AI

Chi decide dunque cosa è sexy quando a crearla è una macchina che ci guarda? Siamo noi che lo decidiamo. Siamo noi ad educare l’algoritmo, e l’AI non fa altro che restituirci uno specchio: ci mostra i tratti di ciò che è statisticamente ritenuto più sexy dalla maggior parte del mondo. Una donna generata da AI è un ritratto collettivo del nostro gusto inconscio.

La bellezza, dicevano, è negli occhi di chi guarda. Ma oggi quegli occhi sono digitali e imparano in fretta!

Sexy secondo algoritmo è un viaggio in una nuova estetica: fatta di prompt, reti neurali e desideri che non sappiamo più distinguere dalla realtà.

E tu? Pensi davvero che la bellezza sia soggettiva? Oppure l’intelligenza artificiale ha svelato qualcosa che non vogliamo ammettere?

Perché questa donna non esiste, ma ci seduce comunque.

Simone Renzi
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