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Reddito di cittadinanza – Considerazioni

by Simone Renzi / Agosto 23, 2022
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Vorrei cominciare questo articolo facendo una premessa: evidenziamo la differenza sostanziale tra una “Testata giornalistica” e un “Blog”.

Una Testata Giornalistica deve essere registrata presso il Tribunale competente. Ha delle responsabilità civili e penali e deve pertanto limitarsi a fare da portavoce di fatti accaduti in modo oggettivo.

Un Blog riporta articoli che esprimono la voce dell’autore che può essere condivisibile o meno e non ha, salvo nei casi di offese o altri reati ascrivibili alla persona, ripercussioni di natura legale.

Ho fatto questa premessa perché in questo articolo esprimerò quelle che sono le MIE personali idee sul “Reddito di cittadinanza”, idee che possono essere condivise o non condivise, l’importante è mantenere la conversazione e gli eventuali commenti su un piano di reciproco scambio di idee come nella migliore espressione di concetto di civiltà.

Cos’è il reddito di cittadinanza

Il Reddito di Cittadinanza è una forma di ammortizzatore sociale, attuato grazie ai soldi erogati dalla società Italia.  Ciò significa che tutti i cittadini lavoratori e consumatori, pagando le imposte contribuiscono a rendere possibile questo aiuto economico a chi, meno fortunato, si trova in una situazione economica tale da non poter provvedere al suo sostentamento. Messa su questo piano non fa una piega!

Preciso da subito che personalmente NON sono contro il Reddito di Cittadinanza, perché ritengo che ognuno abbia il diritto ad avere una propria dignità di vita. Sono contro le modalità con cui questa forma di reddito è stata strutturata perché, e questo è un dato di fatto, strutturato in questo modo, ha creato un enorme danno alle imprese. Lo dimostra il fatto che, con un tasso di disoccupazione ancora alle stelle, negli anni passati quasi nessun imprenditore si era lamentato di non riuscire a trovare il personale oggi non si sente parlare d’altro… Apriremo poi una breve parentesi anche sulle responsabilità degli imprenditori.

L’Italia è un paese molto particolare, che si discosta dagli altri paesi dell’UE in cui è fortemente presente una cultura del lavoro, “colpa” anche del nostro clima e dei posti meravigliosi che abbiamo. In sostanza in Italia, abbiamo (direi fortunatamente dal punto di vista turistico e paesaggistico) tante alternative e distrazioni dal lavoro.
Ci sono italiani e italiani. Esistono persone virtuose che non si “adagiano sugli allori”: perdono il lavoro e sono disposti a far di tutto pur di poter tornare a lavorare e portare il loro sudato stipendio a casa secondo il vecchio detto che “il lavoro nobilita l’uomo”, ma è altrettanto vero che esistono tantissimi italiani che sfruttano letteralmente la situazione del RdC per concedersi una bella vacanza a tempo indeterminato a spese dello Stato e quindi dei loro connazionali che producono.

Questa è una frase forte, lo so, ma conosco personalmente, individui che percepiscono il reddito di cittadinanza e affrontando l’argomento, sembrano addirittura snobbare gli “scemi” che si alzano la mattina per andare a lavorare. Sebbene fortunatamente questi rappresentino una piccola realtà, comprenderete che è una situazione che non fa piacere a chi invece lavora con fatica per portare uno stipendio a casa guadagnato con il sudore, e che contribuisce attivamente al pagamento dei salassi delle imposte che lo stato applica su aziende e lavoratori.

Eppure la legge dice che i centri per l’impiego dovrebbero proporre dei lavori a queste persone e che alla terza offerta rifiutata dovrebbe venir meno il diritto al reddito di cittadinanza.

I centri per l’impiego?

In due parole: non pervenuti!

Non c’è organizzazione. A marzo 2022 più di un milione di persone percepivano il reddito di cittadinanza con un importo medio di 581 euro mensili.
Dati alla mano, la situazione peggiora sia come importo percepito che come numero di persone che percepiscono il RdC dal nord verso il sud.

I centri per l’impiego dovrebbero garantire le famose 3 proposte di lavoro, superate le quali il reddito viene tolto… Personalmente non credo di aver mai parlato con nessuno a cui fosse stato tolto il Reddito di Cittadinanza perché gli erano state inviate 3 proposte di lavoro rifiutate; nella maggior parte dei casi, dopo mesi di sostentamento stanno ancora attendendo la prima chiamata.

Come dicevo all’inizio dell’articolo, è giusto mettersi nei panni di una persona che a 50 anni resta senza lavoro… Difficile trovare lavoro per i giovani, figuriamoci per un uomo di 50 anni! Percepirà la sua NASpI alla ricerca di lavoro e al termine di questa sarà costretto a richiedere il reddito di cittadinanza. Se questa persona ricerca attivamente lavoro e non riesce a trovarlo con tutti gli sforzi del caso, è giusto e sacrosanto che venga aiutato dallo Stato, non siamo animali! Un nostro fratello connazionale in difficoltà DEVE ESSERE AIUTATO! E questo non lo dico per una forma di populismo, ma perché da persona che quando ha potuto aiutare l’ha fatto, ci credo fermamente. Ma allo stesso tempo non è possibile continuare ad alimentare, per una piccola parte fortunatamente, un sistema di sostentamento che viene preso per il famoso gratta e vinci “Turista per sempre”.

Il problema è nella strutturazione

Il mio ragionamento è molto semplice. Se un cittadino italiano percepisce il reddito di cittadinanza e viene dunque pagato dagli italiani, significa che lavora per lo Stato e dovrebbe essere quindi al servizio della collettività. C’è un settore lavorativo che inquadra questo ambito: “Lavori socialmente utili”. Tenere pulite le strade, curare il verde comunale, manutenere parchi e tanti altri servizi che tornano utili alla collettività e che, per mancanza di fondi, oggi vengono messi in secondo piano. Su questo argomento poi andrebbe aperta una parentesi legata all’educazione civica dei singoli cittadini che sporcano, ma non è questa la sede in cui discuterne.

Dedicare le persone che percepiscono il reddito di cittadinanza ai lavori socialmente utili non è solo vantaggioso, ma giustifica un reddito secondo il già citato detto che “il lavoro nobilita l’uomo”.

Questo approccio si rivelerebbe un ottimo deterrente per i fantomatici “turisti per sempre” e farebbe sì che il percettore di reddito di cittadinanza si desse da fare attivamente per cercare una nuova occupazione. Naturalmente gli orari di lavoro dovrebbero essere congrui con il reddito percepito. Basterebbero anche poche ore al giorno.

Le responsabilità degli imprenditori

Finora abbiamo analizzato i problemi dal punto di vista dei percettori del reddito, andiamo anche a vedere le magagne viste e riviste sul fronte imprenditoriale.

Prima tra tutte… Offrire lavori sottopagati al limite del “caporalato”. Se un imprenditore offre 700 euro per una posizione full time come Barista, un percettore di reddito di cittadinanza a 680 euro al mese è ovvio che dica: “No, grazie! Resto a casa” ed aggiungo… Farebbe BENE!

Alla riforma per il RdC, dovevano seguire ispezioni sulle parti salariali affinché queste fossero congrue con l’inquadramento del dipendente.

Ciò che “sembra sfuggire” ai grandi economisti che ci governano è che l’economia di un paese non si palesa unicamente dalla quantità di moneta circolante, ma soprattutto dalla velocità con cui questa moneta passa di mano in mano.

Secondo la corrente del “Fordismo”, aumentare gli stipendi ai dipendenti corrisponde ad un aumento di incassi per le aziende. Sembra una banalità ma se un lavoratore ha capacità economica maggiore, è altamente probabile che metta in circolo più moneta alimentando il flusso economico e quindi le disponibilità di cassa delle imprese.

In Italia, salvo la situazione energetica che stiamo vivendo, con aumenti delle fonti primarie di energia identificabili principalmente in gas ed energia elettrica del 500%, sta diventando veramente molto difficile fare impresa.
Noi italiani siamo molto fortunati. Geograficamente siamo un bambino all’interno della culla dell’Europa, con un clima mite circondato da mari “gentili”. Abbiamo la più grande varietà di prodotti agronomi al mondo e potremmo serenamente sostentarci in modo autonomo sia dal punto di vista energetico che dal punto di vista produttivo. Il problema è che per cause per lo più politiche siamo costretti ad acquistare energia elettrica, gas e prodotti dall’estero, di cui molti di qualità nettamente inferiore a quelli che produciamo qui solo perché c’è un accordo preso da altri senza che noi potessimo in alcun modo intervenire.

Dal punto di vista di alcuni imprenditori è impossibile dare stipendi più alti perché non c’è flusso economico di cassa che permetta di garantire un utile d’esercizio di fine anno. Le imprese sono letteralmente salassate dalle tasse e dal costo di materie prime e fonti energetiche; pertanto la colpa semmai non è proprio degli imprenditori, quanto di un sistema che obbliga gli imprenditori a fare proposte di lavoro sottocosto per cercare di sbarcare il lunario.

Discorso diverso è per chi ha una buona liquidità di cassa ma sfrutta la situazione a suo favore… Sono i classici “furbetti del quartierino”, ovvero quelli che propongono lavori in nero a chi percepisce il reddito di cittadinanza. Non credo ci sia neanche il bisogno di commentare.

Conclusioni

Continuare a pagare stipendi senza ottenere nulla in cambio non è più possibile, e questa è una cosa oggettiva visto il debito economico accumulato che attualmente dovrebbe aggirarsi attorno ai 2600 miliardi di euro. Vanno fatte delle riforme e vanno fatte immediatamente perché di questo passo la situazione continuerà a peggiorare e non oso immaginare in che condizioni potremo mai lasciare questa Italia ai nostri figli.

 

 

 

Simone Renzi

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