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Durante i miei anni trascorsi come direttore informatico in un’azienda di servizi mi è capitato spesso di dover selezionare personale per i vari uffici: sia per gli uffici IT che per altri settori, insieme ad una mia collega recruiter.
Personalmente mi occupavo di valutare le conoscenze tecniche del candidato e la mia collega HR ne valutava il profilo psicologico.
Negli anni, dopo centinaia di colloqui svolti ne ho viste veramente tante ed ho iniziato a comprendere quali fossero gli errori tipici dei candidati ai colloqui: primo tra tutti quello di gonfiare il curriculum e, in taluni casi, inserire conoscenze false che in realtà non possedevano.
Ricordo abbastanza bene il periodo in cui eravamo alla ricerca di uno sviluppatore Full Stack Senior. Una figura in grado per l’appunto di operare su tutto lo stack: sia front-end che back-end. Tra le varie candidature ci arrivò tra le mani un curriculum di tutto rispetto: conoscenza approfondita di diversi linguaggi di programmazione back-end: PHP, C#, Java, Python e di vari framework; conoscenza di HTML, CSS3, JavaScript e di vari framework Javascript; conoscenza di DB SQL e No-SQL; conoscenza del pacchetto Adobe, inclusi i vari software per il montaggio video e addirittura una conoscenza approfondita di After Effects!
Incuriositi da questo curriculum così ricco di conoscenze, sebbene con svariate esperienze lavorative di breve durata, decidemmo di convocare il candidato per un colloquio conoscitivo.
Il giorno del colloquio si presentò un ragazzo non molto curato nell’aspetto, in t-shirt, capelli in aria… Non fu una buona carta di presentazione!
Si mise seduto in sala riunioni e cominciammo con le domande di routine: quali erano le sue precedenti esperienze lavorative, di cosa si era occupato, quali skill aveva acquisito, come mai aveva deciso di cambiare lavoro, come mai rimase così poco tempo, cosa stava cercando, qual è il suo posto di lavoro desiderabile, dove vorrebbe arrivare a livello di carriera, ecc.
Si passò poi al colloquio tecnico per valutare le effettive conoscenze e proposi di fargli delle domande al fine di valutare le sue competenze sulla base delle skills richieste (non avevamo bisogno che conoscesse linguaggi di cui non facevamo utilizzo)… Ci fu il buio totale, al punto che partendo dal difficile eravamo costretti ad arrivare a argomenti sempre più facili nella speranza di ricevere una risposta soddisfacente… Alla fine, stremato, gli chiesi banalmente di scrivermi una form di login per l’inserimento di Username e Password in HTML senza doversi curare dei processi di validazione in backend. Di nuovo buio totale davanti ad un argomento che è l’ABC dello sviluppo web.
Chiesi spiegazioni chiedendo come mai sul curriculum aveva scritto di avere determinate skill che nella realtà non sembravano esserci; sempre con toni educati e di rispetto, nonostante tutto…
Iniziò ad agitarsi, a farneticare l’uso di ambienti di sviluppo e che non sapeva scrivere codice con carta e penna perché abituato ad utilizzare le funzioni di autocompletamento. In modo alterato, quasi urlando, ci richiese un computer che noi ovviamente gli fornimmo; volevamo vedere fino a che punto arrivasse quella pantomima, e naturalmente ancora buio totale… Era chiaro anche ai non addetti ai lavori a questo punto che tutte le conoscenze riportate sul curriculum erano solamente una lista infinita di baggianate ed avevamo solo perso mezz’ora di tempo.
Ho voluto portare questo esempio, senza fare nomi naturalmente, solo per evidenziare tutto ciò che c’è di sbagliato quando si sta cercando un lavoro, perché quel colloquio fu l’esempio perfetto di tutto ciò che non bisognerebbe fare quando si sta cercando lavoro. Se dovessi esprimere una votazione in centesimi su quel candidato, valutando tutti gli aspetti del colloquio sarebbe certamente uno 0/100.
Dobbiamo cominciare a sfatare il mito che “più scrivi cose nel curriculum, più sei autorevole”.
No! Questa è una menzogna! Non si scrive un curriculum mettendo tutto ciò che uno sa fare, si scrive un curriculum che interessi i recruiter che si stanno occupando di cercare quella tipologia di candidato che dovrà ricoprire quel ruolo.
Se ho bisogno di uno sviluppatore front-end non mi interessa nulla che tu sappia anche andare a cavallo o che tu sia in grado di cablare quadri elettrici… Ok, buon per te, ma è un’informazione superflua che non è legata alla ricerca che sto compiendo, a me serve un front-end.
Altro errore… Inserire informazioni false. Non c’è cosa peggiore!
A cosa serve asserire di saper sviluppare in PHP se non ne hai mai scritto neanche una riga di codice?
Credi che in un colloquio per ricoprire un incarico di sviluppatore PHP non se ne accorgano? Sarà probabilmente l’argomento centrale del tuo colloquio e ti massacreranno di domande su PHP.
Chi ti sta facendo il colloquio oltre a smascherarti in un nanosecondo e ad innervosirsi per il tempo che gli hai fatto perdere, penserà anche che non devi essere particolarmente intelligente per esserti candidato per un posto di sviluppatore PHP senza aver mai scritto neanche
<php echo('Hello World!'); ?>
Forse pensavi di seguirti un corso di PHP su Udemy e in due giorni imparare a programmare se ti avesse detto bene al colloquio? Doppiamente sciocco!
Per imparare come si deve un linguaggio di alto livello, servono anni, tanta pratica e tanto studio! Non ci si può improvvisare sviluppatori dall’oggi al domani, men che meno per ricoprire posti Senior vacanti.
Nei Curriculum vanno inserite informazioni VERE!! Altrimenti il tutto sarà una totale e completa perdita di tempo, tanto per te quanto per il recruiter e c’è di più. Se racconti informazioni vere e dai una buona impressione ad un colloquio, se anche non venissi selezionato, è probabile che l’azienda terrà conto di te per altre posizioni che dovessero aprirsi nel futuro. Se riporti falsità, verrai automaticamente escluso da qualsiasi ulteriore proposta di lavoro con quell’azienda: sarai bruciato!
I curriculum vanno scritti specificamente per la proposta di lavoro alla quale ti stai candidando, meglio se accompagnati da una lettera di presentazione. Se uno dei requisiti chiave è una buona conoscenza della lingua inglese è una buona pratica inviare il curriculum anche in Inglese, magari introducendo il tutto attraverso una breve lettera di presentazione, tradotta anche questa in inglese. Viceversa se ti stai candidando per un posto all’interno di una società italiana che opera in Italia, non ha rapporti con l’estero e non è richiesta la lingua inglese, è perfettamente inutile fare il figo allegando il curriculum e/o la lettera di presentazione in inglese perché sarà molto probabile che chi ti sta selezionando non conosca neanche la lingua inglese e non farà altro che cestinare un curriculum in cui non capisce cosa c’è scritto.
Inutile inserire informazioni ridondanti, limitati a scrivere sul curriculum le informazioni e le tue esperienze strettamente attinenti a quella proposta.
Statisticamente è stato dimostrato che nella maggior parte dei paesi d’Europa un curriculum con foto viene interpretato con maggior interesse da parte dei recruiter perché attribuiscono un volto dietro alla figura descritta. Ci sono però diverse correnti di pensiero: alcuni sostengono che sia irrilevante, altri che sia discriminatorio l’uso di foto nel curriculum, altri che siano necessarie. Alla fine dei giochi comunque tutto quello che conta è la statistica… In Italia sembra piacere di più un curriculum con foto, bene, mettiamocela!
Mi è capitato di vedere lettere di presentazione chilometriche. Non c’è cosa peggiore! La lettera di presentazione deve essere molto stringata, così come il curriculum che deve riportare solo le informazioni utili per la ricerca che il recruiter sta compiendo. I recruiter di norma analizzano centinaia di curriculum ogni giorno. Lettere di presentazione di 5 pagine e curriculum chilometrici non vengono neanche letti, a meno che scarseggino le candidature per quella posizione (cosa molto difficile vista la penuria di lavoro che stiamo attraversando). La lettera di presentazione dev’essere di 10, 20 righe al massimo e deve introdurre il recruiter alla lettura del tuo curriculum. Scrivi qualcosa che catturi la sua attenzione. Spiega nella lettera di presentazione perché ti ritieni adeguato a ricoprire l’incarico offerto, magari citando una tua esperienza simile in cui ti sei distinto. A nessun recruiter interessa sapere che sei nato sotto il segno dei pesci e che da bambino eri primo della classe nella gara delle tabelline.
Vediamo quale può essere una buona lettera di presentazione per la candidatura ad un offerta di lavoro come sviluppatore PHP + MySQL.
“Spett.Le Azienda,
in merito alla vostra proposta di lavoro vorrei che leggeste attentamente questa mia breve missiva al fine di introdurvi e facilitare la lettura del mio Curriculum Vitae. Ho già lavorato per 6 anni presso una società informatica come backend Senior in cui mi occupavo dello sviluppo di applicativi web in PHP. Ho lavorato in team su grandi progetti sia attraverso l’uso di Framework: Zend e Laravel, che in puro linguaggio PHP orientato agli oggetti. Nella mia precedente esperienza lavorativa ho imparato ad utilizzare il sistema di versioning GIT. Per ciò che concerne la parte relativa ai database, possiedo una forte conoscenza di MySQL, ma ho avuto anche modo di lavorare con database No-SQL (MongoDB) e con database a grafi (AWS Neptune). Conosco molto bene le architetture MVC e le architetture Headless che mi hanno introdotto negli anni allo sviluppo di microservizi REST sia in PHP puro che tramite l’utilizzo di Node.js. Ho da sempre sostenuto grandi carichi di lavoro attenendomi strettamente alle dead-line impartite dall’azienda. Mi ritengo un lavoratore puntuale, serio e motivato. Ho deciso di candidarmi a questa posizione perché ho letto ottime recensioni sulla vostra azienda e sono alla ricerca di un ambiente lavorativo in cui continuare a crescere e che possa quindi sviluppare ulteriormente le mie conoscenze.
In qualità di sviluppatore PHP + MySQL ritengo che la mia figura si sposi perfettamente con il candidato che state ricercando, pertanto vi rimando alla lettura del mio curriculum e resto in attesa di un Vs. Gentile contatto per poter fissare, se interessati, un colloquio conoscitivo.
RingraziandoVi per l’attenzione e il tempo fin qui dedicatomi, l’occasione è gradita per porgere i miei più distinti saluti,
Mario Rossi”.
In questa lettera di presentazione viene introdotto il recruiter alla lettura del curriculum e vengono fornite dal candidato le motivazioni del perché potrebbe essere il candidato ideale a ricoprire il ruolo ricercato, citando le conoscenze acquisite nelle precedenti esperienze lavorative. Da questa lettera di presentazione si evince infatti che il candidato ha una solida conoscenza del linguaggio, che ha già lavorato in team e che conosce quindi le procedure di sviluppo in team, che conosce le modalità di lavoro tramite controllo del versioning e che il candidato sa gestire lo stress avendo rispettato deadline impartite anche con grossi carichi di lavoro. È un lavoratore puntuale, che non arriva in ritardo sul posto di lavoro. Ha motivato la sua scelta di cambiare per investire nella sua persona e crescere professionalmente.
Il recruiter dopo una lettera di presentazione di questo tipo, si sentirà sicuramente spinto a valutare positivamente il curriculum e questo farà sì che venga superata la prima fase di selezione per procedere alla seconda fase: quella del colloquio.
A seconda del genere di colloquio a cui ci si presenta è fondamentale vestirsi come si conviene, a differenza della foto sul curriculum questa non è un’opzione. Un candidato che deve ricoprire una posizione in un’azienda deve possedere tutti i requisiti di outfit che l’ambiente lavorativo richiede, nel rispetto dei suoi colleghi e del luogo di lavoro. Sì, ho parlato di rispetto. Vestirsi bene è una forma di rispetto verso gli altri, e soprattutto durante un colloquio di lavoro. Negli uffici si usano camicie e giacche. Non ci si presenta ad un colloquio di lavoro in T-Shirt. La T-Shirt la si usa a casa quando dobbiamo fare i lavoretti di bricolage casalingo, sicuramente non per venire in ufficio!
Certamente non mi presenterei in giacca e cravatta per un colloquio di lavoro come lavapiatti in cucina, ma se fossi un ristoratore apprezzerei che un candidato si presentasse almeno in camicia.
Per quanto riguarda i lavori d’ufficio invece una giacca è d’obbligo!
L’approccio visivo è la prima cosa a risaltare all’occhio dei recruiter. È come una stretta di mano virtuale prima della reale stretta di mano.
Pertanto cominciamo a citare le regole generali di come presentarsi a un colloquio di lavoro:
È solo un colloquio di lavoro… Cerca di stare tranquillo, non farti prendere dall’ansia perché un fattore che viene molto spesso valutato nella selezione del personale è la capacità di gestire lo stress e l’ansia. Un recruiter si accorge subito se sei un tipo ansioso, sono psicologi, è il loro lavoro! Cerca di essere sereno, non sei davanti a un plotone di esecuzione, sii rilassato, comunicativo e collaborativo, ma composto. Non sederti come se stessi al bar, ma neanche come se indossassi un busto: la parola chiave è “rilassato”. Immagina di parlare con un tuo amico di cui hai stima. L’educazione in primis. Limitati a rispondere alle domande e soprattutto sii sincero.
Se ti viene chiesto un requisito che non possiedi, di la verità: “Mi dispiace ma questo non l’ho mai fatto, ma se mi date fiducia e mi aiutate posso imparare a gestire questo aspetto che non conosco in breve tempo”.
Da che mondo è mondo la sincerità è sempre apprezzata. Se possiedi tutte le skill necessarie e ti distingui dagli altri su quelle skill è molto difficile che tu venga eliminato dalla selezione se te ne manca una. Ti terranno sempre in considerazione.
Tolti alcuni casi in cui il titolo è strettamente richiesto per esigenze di sicurezza (pensate agli ingegneri nucleari in una centrale), sono sempre di più le offerte di lavoro dove quello che viene richiesto è la capacità di fare e non il numero di pezzi di carta. Lo dico da laureato: il pezzo di carta è importante, ma non vitale per alcuni posti di lavoro. Nel mio settore ho sempre preferito persone intelligenti, in grado di apprendere nuove cose velocemente rispetto a chi aveva il pezzo di carta e poi non sapeva fare nulla ed era duro di comprendonio come un sasso dei pavé di Roma.
Qui ci sarebbe da introdurre un discorso abbastanza vasto sulle responsabilità delle università italiane nella preparazione propedeutica all’ingresso nel mondo del lavoro. L’università fornisce tanta teoria, ma di pratica lavorativa: veramente poca.
Pensare che all’università non ci siano corsi sull’HTML (che è la base per cominciarsi a muovere con progetti Web) la dice tutta.
I laureati però di norma hanno le basi per apprendere velocemente nuove cose, ma non è sempre una regola. L’università bisogna vedere come la si è fatta e in quali campi ci si è mossi per mettere in pratica tutte le nozioni acquisite. Da non sottovalutare anche il fattore intellettivo.
Personalmente ad un laureato intellettivamente normodotato preferisco 100 volte un non-laureato intellettivamente plusdotato.
Proprio a questo proposito, i miei colloqui in azienda sono stati da sempre molto chiacchierati perché erano un po’ sui-generis, specie quando riguardavano persone che avrebbero dovuto lavorare a mio stretto contatto nei comparti aziendali che dirigevo. Non mi limitavo mai ai soli aspetti tecnici ma cercavo sempre di spingermi oltre per capire come il candidato ragionasse per risolvere un problema e spesso durante i colloqui proponevo dei “trick” intellettivi. Non mi interessava tanto che riuscisse a risolvere l’indovinello, ma gli chiedevo di ragionare ad alta voce per capire quali erano i meccanismi mentali messi in atto nel tentativo di risolverlo.
Mi rendevo conto che molto spesso, quasi con un rapporto di 1 su 2 non era chiara neanche la comprensione del testo. Questo è un aspetto molto importante perché va perfettamente in accordo con le stime di analfabetismo funzionale in Italia (livello 3 da 16 a 65 anni il 46,3% della popolazione italiana). In sostanza, esemplificando, si tratta dell’incapacità di comprendere un testo dopo averlo letto, o di comprendere un messaggio verbale complesso se non dopo averlo ripetuto più volte.
Un altro elemento di forza risiede nella capacità di fare gruppo e questo si evince molto facilmente durante il colloquio di lavoro. Si comprende in particolare dall’atmosfera che si respira durante il colloquio.
Un colloquio di lavoro, come suggerisce il termine dovrebbe essere “colloquiale”, ci può stare anche una battuta, ovviamente senza forzare la mano. Bisogna dare risalto al fatto che sai stare in mezzo alla gente, che sei in grado di socializzare facilmente e velocemente con i tuoi colleghi e che sai essere cooperativo. A nessuno piace quello che vuole fare il primo della classe. Cooperazione significa mettersi a disposizione degli altri se tu hai una competenza che altri non hanno, ma anche saper ascoltare e apprendere con umiltà da persone che sanno più di te.
Seguendo questi semplici consigli ti assicuro che godrai di grandi vantaggi sul posto di lavoro ma anche nella vita di tutti i giorni!